I DUE FOSCARI
Materiale raccolto da Kristian
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Lingua originale |
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Genere |
Tragedia lirica |
Musica |
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Libretto |
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Fonti letterarie |
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Atti |
tre (8 quadri) |
Epoca di composizione |
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Prima rappr. |
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Teatro |
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Personaggi |
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Autografo |
I due foscari è un'opera lirica in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave. La prima assoluta ebbe luogo al Teatro Argentina di Roma il 3 novembre 1844. Gli interpreti coinvolti nel debutto furono:[1]
Personaggio |
Interprete |
Registro vocale |
Francesco |
baritono |
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Jacopo |
tenore |
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Lucrezia |
soprano |
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Loredano |
basso |
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Barbarigo |
tenore |
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Pisana |
soprano |
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Scene |
Pietro Venier |
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Direttore di scena |
Francesco Maria Piave |
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Maestro al cembalo |
Giuseppe Verdi (per tre recite), |
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Primo violino e direttore d'orchestra |
Emilio Angelini |
Trama
Francesco Hayez, L'ultimo abboccamento di Jacopo Foscari con suo padre, il doge Francesco Foscari, (1852). Firenze, Palazzo Pitti.
L'azione si svolge a Venezia nel 1457.
Atto I
Nel Palazzo Ducale di Venezia si riuniscono i membri della Giunta e del Consiglio dei Dieci per prendere una decisione importante. Essi devono decidere se confermare o meno l’esilio di Jacopo Foscari, figlio del Doge, rientrato nella città veneta e qui arrestato. Questi è incolpato dell'omicidio di due parenti di Jacopo Loredano, suo principale accusatore. Jacopo Foscari, tratto dalle carceri, attende di esser portato davanti al Consiglio. Egli decanta la bellezza della sua città e lo struggimento per il lungo esilio da essa.
Lucrezia Contarini, moglie di Jacopo, difende l’innocenza del marito, ma quando apprende che gli è stato comminato un nuovo esilio dà sfogo al suo sdegno contro i nobili veneziani. I senatori, uscendo dal Consiglio, invece inneggiano alla giustizia veneziana, che sa anche condannare il figlio di un Doge. Quest’ultimo, rimasto solo e disperato, piange la condizione del figlio. Sopraggiunge la nuora Lucrezia e lo supplica di far annullare la sentenza, ma il Doge risponde che una lettera scritta da Jacopo pare accusarlo e nulla può più fermare la legge veneziana. Insieme piangono la cattiva sorte che colpisce l’amato congiunto.
Atto II
Richiuso nel carcere, Jacopo Foscari vede in un momento di delirio il fantasma del Conte di Carmagnola, che pare accusarlo perché il padre lo aveva condannato a morte. Colpito dal cattivo presagio Jacopo Foscari sviene. Sopraggiunge Lucrezia per riferirgli del nuovo esilio e poi il padre; avvolti da una grande commozione essi pregano e sperano di potersi ricongiungere in futuro.
Infine Jacopo Foscari viene condotto davanti al Consiglio che gli ordina di partire per l’esilio a Creta, senza neppure il conforto della moglie e dei figli. A questa prospettiva egli sente la morte già avvicinarsi.
Atto III
Mentre San Marco si riempie di persone in festa per la prossima regata, Jacopo e Lucrezia si salutano e l’esiliato parte, brutalmente allontanato dai suoi cari e da Loredano che ne affretta l’avvio.
Il Doge, solo e afflitto, piange la scomparsa dei suoi tre figli ed ora l’abbandono del quarto. Sopraggiunge il Barbarigo che reca una confessione scritta da un reo, che si accusa degli omicidi addebitati al figlio. Mentre il Doge esulta per la prova d’innocenza, sopraggiunge Lucrezia portando la notizia della morte di Jacopo, deceduto per il gran dolore.
Compaiono infine i membri del Consiglio che chiedono al Doge di rinunciare alla carica. Offeso e ferito egli depone le insegne ed esce accompagnato da Lucrezia. Mentre si allontana sente le campane di San Marco che annunciano già il nuovo Doge e, gemendo ancora, anch’egli muore.
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