SOMMOZZATORI NOSTRANI
Da ragazzi ci si soffermava spesso ad osservare l'acqua che scorreva sotto la griglia di ferro che chiudeva l'antico accesso del PONTE ROMANO. Se attraverso la griglia si lasciava cadere qualche briciola di pane, ne uscivano strani rumori, come di uno sciabordio di acque improvvisamente agitate. Che l'acqua vi fosse era ben noto a tutti data la vicinanza del POZZONE, il lavatoio pubblico nel prato comunale.
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Il fatto venne a conoscenza di un gruppo di abilissimi pescatori che con il permesso del PODESTA' (il sindaco di allora) dotati di fanali a CARBURO, si calarono dalla botola in mutandoni, a torso nudo e a piedi scalzi. Ne risalirono dopo breve tempo con alcuni canestri di vimini, stracolmi di guizzanti e grossi CAVEDANI ....che indubbiamente per anni erano cresciuti in dimensione e in tutta tranquillita', nutriti con rifiuti di spazzature stradali o casalinghe, messe nella botola illegalmente e di soppiatto.
La loro cattura era stata facile: le ingenue bestie incantate dalle sfavillanti luci si lasciarono prendere con fatalistica indifferenza. Ai curiosi che domandavano quanto era profonda l'acqua esplorata, un pescatore ciarliero e burlone, ebbe prontamente a rispondere , per dare maggior lustro all'impresa:
"Un omm e mèz!" Un uomo e mezzo ... e fu creduto sulla parola.
Solo un candido fanciullo, che assisteva al colloquio, ridimensiono' la misura con il dire: "Che bali! S'al gà gnànca bagnè al sodalz!" (Mancano le dieresi ... pardon ;-( ) (Frottole! Non ha bagnato neanche il posteriore) allontanandosi prestamente per non prendersi uno scopaccione ...